Skip to main content
Epatite cronica e Cirrosi epatica

Epatite cronica e Cirrosi epatica

Sintomi dell’epatite cronica e cirrosi: nella cronicizzazione del danno epatico, si ha la progressione dallo stadio di fibrosi alla cirrosi che generalmente richiede anni e anche decenni, per manifestarsi in modo sintomatico. 

All’inizio ci sono generalmente pochi sintomi e quando compaiono, sono spesso mal diagnosticati, ignorati o attribuiti ad altre cause.

Col progredire della malattia, tuttavia, i sintomi rivelatori possono diventare più evidenti e indicano una grave compromissione del fegato; comprendono: fatica, debolezza, pizzicore, perdita di appetito, perdita di peso, nausea, ecchimosi, Ittero, edema dei piedi, caviglie e gambe per accumulo di liquidi, gonfiore addominale da ascite (accumulo di liquido nel ventre). 

Tipico è l’angioma stellare (spider nevi) venature a ragno sulla pelle, spesso intorno al naso e guance, che consente di fare diagnosi di cirrosi con buona approssimazione. 

Sono causati dall’ipertensione dovuta al tessuto cicatriziale che blocca parzialmente il normale flusso del sangue al fegato.

DIAGNOSI DI EPATITE

Valutazione della funzionalità epatica: transaminasi (ALT, AST), gamma-GT, fosfatasi alcalina, bilirubina totale e frazionata, Albuminemia, tempo di trombina (PT o INR), conta delle piastrine.

Indicatori immunitari e anticorpi:(HBsAg, anti HCV), PCR, ferritina, fibrinogeno, cerulo plasmina, alfa 1-antitripsina, autoanticorpi: antinucleo ANA, anti-muscolo liscio, SMA, anti-mitocondrio AMA, antimicrosomi LKM.

MONITORAGGIO DELLA CIRROSI
Generalmente la malattia epatica evolve assieme allo stato della cirrosi. 

Un certo numero di esami del sangue e di esami strumentali ad immagini (ultrasuoni, TAC e RMN) può essere usata per monitorare la progressione della malattia, ma la biopsia epatica è il modo più preciso per diagnosticare e valutare adeguatamente la cirrosi e lo stato del fegato.

BIOPSIA EPATICA
La biopsia è un esame invasivo con un certo rischio di complicanze (1,5%), utilizzato per determinare il grado di danno al fegato. 

Al microscopio si valutano i seguenti segni: il grado di infiltrazione linfocitaria all’interno del parenchima epatico, la presenza di follicoli linfoidi localizzati a livello della triade portale e l’alterazione dei dotti biliari. 

Al fine di quantificare in modo affidabile ciò che si vede al microscopio gli anatomopatologi hanno codificato il:

Test METAVIR, che assegna due numeri standardizzati:

Uno per rappresentare il grado di infiammazione (su una scala a 4 punti da A0 ad A3), Uno per rappresentare il grado di fibrosi (su una scala a 5 punti da F0 a F4). 

Il punteggio METAVIR viene usato per determinare il trattamento e monitorare l’evoluzione. 

Un punteggio di due o più suggerire l’inizio del trattamento, ma non sempre, perché può essere raccomandato anche per le persone con un punteggio più basso.

Altro test non invasivo per determinare il grado di fibrosi epatica e ridurre le biopsie.

ELASTOGRAFIA EPATICA (FIBROSCAN
Esame ecografico non invasivo effettuato per misurare la rigidità epatica espressa in kPa. 

Valuta la velocità di propagazione di onde d’urto che è tanto maggiore quanto più il fegato è duro. Per un fegato esente da fibrosi (F0) la velocità è di 1 m/sec = 3 kPa, mentre per un fegato con fibrosi severa (F4) la velocità potrà essere di 3 m/sec = 27 kPa. 

Il risultato è immediatamente disponibile e fa una valutazione media dello stato del fegato. 

Esiste anche un test FIBROTEST-FIBROSURE costituito da sei parametri del sangue per testare il grado di fibrosi. 

Gli esami sono: α2 macroglobulina, bilirubina totale, GGT, aptoglobina, apolipoproteina A1, transaminasi AST e ALT) messi in relazione all’età e al sesso del paziente, consentono di eseguire la valutazione. 

Nei pazienti una equazione consente di ottenere un numero il cui valore è proporzionale al grado di fibrosi e relazionabile al test METAVIR. 

Il Fibro-Test, costituisce una stima quantitativa semplice e non invasiva della fibrosi epatica prevede in modo affidabile la fibrosi avanzata (Vlad Ratziu et al, 2006).

Diagnosi strumentali, l‘ecografia può evidenziare un ingrossamento epatico con aree dense riflettenti a distribuzione irregolare, ma non è molto attendibile per definire la cirrosi. 

La TAC valuta meglio la grandezza del fegato e la superficie nodulare.

EVOLUZIONE DELL’EPATITE
Il 10% delle infezioni primarie cronicizza, di queste infezioni croniche il 40% causa un portatore sano, mentre il 60% diviene epatite cronica, di questi la metà guarisce e l’altra metà evolve in cirrosi. 

Di tutte le cirrosi il 10% evolve in epatocarcinoma.

Nel caso del virus C, l’80% delle persone venute a contatto col virus evolvono verso la cronicizzazione con una progressione lenta, la maggior parte quasi asintomatica o con solo un leggero affaticamento, dopo anni può portare a cirrosi e tumore epatico; maggior frequenza di tumore si ha in alcolisti, dopo evoluzione in cirrosi e infezione da HIV. 

Questa è la forma di epatite ad evoluzione più infausta.

Sintomi: a volte non si hanno sintomi, mentre altri sviluppano ittero (colorazione gialla della pelle e del bianco degli occhi), scarso appetito, vomito, stanchezza, dolore addominale o diarrea. L’evoluzione della cirrosi porta a grave insufficienza epatica con encefalopatia, ascite e varici esofagee, sanguinamento ed ecchimosi, da carenza dei fattori di coagulazione.